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IL BIOLOGICO HA BISOGNO DI TE - 25/06/2007

Se non ora quando?
Il nuovo Regolamento Europeo sull'agricoltura biologica ha di fatto aperto una nuova fase del nostro settore. Sono tante le novità che caratterizzano la riforma del vecchio Reg. CEE 2091/92 e che rendono sotto certi aspetti più adeguato l'impianto normativo dell'agricoltura biologica alle sue esigenze di crescita e di rafforzamento, nel quadro complessivo delle politiche agricole europee. Un analogo giudizio positivo non può essere esteso anche a quanto previsto dal nuovo regolamento in materia di contaminazione accidentale delle produzioni biologiche da OGM, prevedendo una soglia di tolleranza uguale a quanto già prefissato per le produzioni convenzionali. Questa scelta da parte del Consiglio dell'Unione Europea pone almeno alcuni problemi di fondo, cioè:

  • il Consiglio ha disatteso il voto a larga maggioranza del Parlamento Europeo, che (in sintonia con le
  • richieste di tanta parte del mondo associativo agricolo ed ambientalista) aveva si riconosciuto il problema della contaminazione accidentale, ma aveva introdotto una significativa diversificazione rispetto alle produzioni accidentali con una soglia ridotta allo 0,1%;
  • quanto successo pone un problema molto serio, cioè quale effettivo ruolo hanno le rappresentanze democratiche nella definizione delle politiche agricole ed alimentari in Europa;
  • in una Europa dove le logiche di omologazione dei modelli alimentari sono spesso in grado di piegare rappresentanze economiche, civili e democratiche, c'è da chiedersi se a pagare sono gli atteggiamenti improntati su una impostazione di "tolleranza zero", o se invece le poche possibilità di incidere realmente sui processi decisionali non sia invece determinata dalla capacità di far parlare con una voce sola tutta l'agricoltura biologica, in grado di costituire un elevato punto di riferimento di tutte le sue parti interessate.


Ciò considerato, constatiamo purtroppo che in questi ultimi giorni molti protagonisti dell'associazionismo agricolo ed ambientalista, qualche esponente della politica e diversa stampa (più o meno specializzata) si sono adoperati per diffondere i contenuti del solo dispositivo relativo alla contaminazione accidentale da OGM, occultando i tanti aspetti positivi della nuova normativa, compreso il divieto assoluto nell'utilizzazione in agricoltura biologica di prodotti OGM, derivati o ottenuti da OGM. In questa grande confusione si fa presto a dare in pasto agli organi di stampa una immagine dell'agricoltura biologica vicina alla logica degli OGM, a svilire il valore della certificazione dei prodotti e, addirittura, a mettere sullo stesso livello multinazionali della chimica ed organismi di controllo del biologico. L'agricoltura biologica del nostro Paese, anche in una fase delicata e difficile come questa, ha perso un'altra occasione per trasmettere una immagine positiva ed equilibrata, in grado di sottoporre all'opinione pubblica riferimenti convincenti sulla validità del metodo biologico, compreso l'impegno ad una legislazione più attenta ed adeguata ai fini della tutela dei produttori e dei consumatori. E certo l'agricoltura biologica italiana non può permettersi di rinunciare alla sua prerogativa principale: l'essere innovativa poiché va dritta al ruolo sociale e collettivo dell'agricoltura stessa. Riteniamo invece doveroso e necessario che i soggetti protagonisti dell'agricoltura biologica del nostro paese, insieme alle più che motivate contestazioni della regolamentazione delle contaminazioni dei prodotti da OGM, si attivino per chiarire all'opinione pubblica che oggi le norme europee riconoscono all'agricoltura biologica il valore di un modello basato sulle "migliori pratiche ambientali" e produttive, con tutte le conseguenze del caso. Siamo coscienti che se il biologico fosse ridotto ad un mero insieme di norme tecniche, prestandosi alla massima globalizzazione delle produzioni e dei consumi, avremmo perso invece il suo valore per un modello di sviluppo locale sostenibile, e non solo sul piano economico. Il problema della contaminazione accidentale da OGM deve essere affrontato nella sua complessità, conciliando due ordini di esigenze:

  • quelle dell'acquirente, che pretende dai prodotti biologici l'assoluta estraneità agli OGM, anche da eventuali contaminazioni;
  • quelle dei produttori biologici seri, che come sempre sono la stragrande maggioranza, che non solo non possono avere tutti gli strumenti per prevenire eventuali contaminazioni accidentali, ma di fatto rischiano di essere gli unici a pagare il prezzo di una forzata "coesistenza", pur operando in un sistema di valori e di comportamenti produttivi opposti contrari agli OGM;

Per questi motivi oggi il movimento dell'agricoltura biologica italiano, tutto insieme, contando anche su adesioni importanti nel settore agricolo convenzionale e nel movimento ambientalista, deve unitariamente rilanciare una grande battaglia di valori, di idee e di proposte. Proponiamo a tal proposito tre obiettivi prioritari.
1. Riaffermare con coraggio che l'unica soluzione al problema della contaminazione dagli OGM è che l'intero sistema agricolo ne sia esentato, cioè che i nostri territori ne siano liberi da ogni transito e da ogni permanenza. Senza trascurare il fatto che le nostre produzioni, in special modo quelle in grado di diffondere cultura e relazioni, siano al centro dell'attenzione delle politiche di governo dei territori.
2. Pensare norme, regole e procedure perché i prodotti biologici su cui si riscontri una presenza accidentale di OGM al di sopra dei limiti tecnici di certa rilevabilità non siano certificati, senza che questo però comporti altre sanzioni per il produttore che dimostra di aver adottato tutti gli accorgimenti per evitare la contaminazione.
3. Non lasciare da solo il consumatore. Un'informazione corretta sui reali rischi di contaminazione, oggi ridotti a pochissime specie e a prodotti in genere trasformati multi-ingredienti, invitando gli acquirenti a sviluppare le relazioni con la produzione locale e la stagionalità dei consumi - tutto ciò per riportare fiducia e credibilità al sistema nel suo complesso.
In conclusione.
Il futuro dell'agricoltura biologica molto dipenderà da come saranno risolti i tanti problemi che sono emersi in questi giorni. A tal proposito devono essere rilanciate tutte le iniziative unitarie del settore, a partire da Federbio ed IFOAM Italia, che oggi restano gli unici soggetti in Italia in grado di portare a sintesi le istanze di tutte le componenti motivate e propositive dell'agricoltura biologica. Ogni forma di rappresentanza (dai produttori, ai distributori, ai consumatori), ogni profilo tecnico ed operativo (dagli organismi di controllo agli enti di ricerca e consulenza), possono e debbono trovare ancora un unico punto di riferimento, necessario per rendere credibili posizioni in grado di rappresentare non già gli interessi di una parte, ma quelli complessivi dell'intero settore, che devono coincidere con le aspettative della parte sana di tutto il nostro paese.

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